Caro Giacomo, questa mattina sono venuta a trovarti, condotta dallo strascico emotivo di un sogno assurdo. Non da uno di quei sogni che si fanno ad occhi chiusi, ma da una fantasia che ho avuto, in uno stato crepuscolare, tra il sonno e la veglia. Del resto, dovresti saperlo, per me è una necessità venire ogni tanto a Recanati. Da casa mia non è distante e, quando ne ho voglia, vengo. Sono partita che il sole già scottava sul tettuccio dell’automobile, e i campi erano riarsi. Spighe dorate, pronte per essere mietute si ergevano diritte verso il cielo. Accompagnata dalle colline, colorate da figure geometriche, gialle, verdi, nocciola, sono giunta in paese, al colle, pieno di alberi lussureggianti. Ho parcheggiato intorno alle mura, poi mi sono avviata verso il centro. Il sabato a Recanati è giorno di mercato e nella piazza, a te intitolata, la tua statua si ergeva a fatica tra le bancarelle. Sedie e panchine, utilizzate per il festival della canzone, erano ammucchiate in un angolo. Avrei voluto sedermi sul piedistallo che ti sorregge, ma ho desistito.
Ti ho lanciato uno sguardo di sbieco, ho rammentato quanto i giovani in te si riconoscano e quanto amino la tua poesia, quella poesia che io pure, profondamente, amo. Ho girato tra le bancarelle colorate e cariche di merce, tra la confusione e il vociare delle massaie. Un cartello annunciava che prossimamente, in un incontro, si parlerà di te. Verrà anche Massimo Cacciari. Poi, la sera, Saverio Marconi e Chiara Noschese leggeranno alcune poesie. Mi piacerebbe esserci a quest’incontro, ma vivo giorno per giorno, attimo per attimo, quindi non so. Quando sono ripartita lo strascico emotivo del sogno era completamente scomparso, disperso dalla vista di un paio di scarpe colorate o di una casacca indiana e dall’odore pregnante di un incenso di Calcutta. Me ne sono andata e forse non ti ho neanche guardato. Anche le colline, al ritorno in macchina, sono scivolate via, senza che lo sguardo su di esse consapevolmente si posasse. La realtà fa presto ad avere la meglio sulla fantasia e sul sogno.
Ti ho lanciato uno sguardo di sbieco, ho rammentato quanto i giovani in te si riconoscano e quanto amino la tua poesia, quella poesia che io pure, profondamente, amo. Ho girato tra le bancarelle colorate e cariche di merce, tra la confusione e il vociare delle massaie. Un cartello annunciava che prossimamente, in un incontro, si parlerà di te. Verrà anche Massimo Cacciari. Poi, la sera, Saverio Marconi e Chiara Noschese leggeranno alcune poesie. Mi piacerebbe esserci a quest’incontro, ma vivo giorno per giorno, attimo per attimo, quindi non so. Quando sono ripartita lo strascico emotivo del sogno era completamente scomparso, disperso dalla vista di un paio di scarpe colorate o di una casacca indiana e dall’odore pregnante di un incenso di Calcutta. Me ne sono andata e forse non ti ho neanche guardato. Anche le colline, al ritorno in macchina, sono scivolate via, senza che lo sguardo su di esse consapevolmente si posasse. La realtà fa presto ad avere la meglio sulla fantasia e sul sogno.
Liza, Recanati, 23.6.2001
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