Mentre stavo emergendo dalla nebbia che stagnava nella valle, i primi chiarori smorti dell'alba disegnarono attraverso un disordine denso di rami nuvole un orizzonte sfumato e relativamente vicino. Spensi la mia lampada. Ero arrivato a metà strada e, un po' ansimante, per avere accelerato troppo nella salita, temendo di mancare al mio appuntamento, feci una pausa e posi un piede sul parapetto in ferro battuto che costeggiava, per una decina di metri, questo luogo libero e scosceso dello stretto sentiero forestale.
Ad un livello inferiore, forando la nebbia, come una spada tesa verso il cielo e brandita dal villaggio inghiottito, il campanile puntava il suo gallo fatto fuori due settimane prima dal fulmine. Rabbrividii. Tendendo l'orecchio, non percepii, al di là del mio respiro e di un battito sordo che si ripercuoteva sulle mie tempie, che piccolissimii scricchiolii o fruscii. Nelle case e nei boschi, tutto ciò che viveva di giorno dormiva ancora e tuttavia, probabilmente abbastanza vicine, le gru, spaccando l'aria fredda ad alta altitudine, arrivavano, fedeli, annunciatrici di una primavera, questa volta precoce.
Mi rimisi in marcia. Mentre il primo raggio di sole spuntava tra due colline, facendo esplodere, splendidi, i colori e le forme, raggiunsi lo scopo della mia passeggiata, una piccola radura al centro della quale troneggiava una collina circondata da alcune panche, e mi misi a scrutare l'orizzonte verso sud. Sì ! Là ! Ingrossando a vista di occhio, veniva verso me una scura nuvola dal comportamento strano che, come malmenata e plasmata da un vento capriccioso, oscillava, si contraeva poi si distendeva senza tregua. E questa voce, questo rumore confuso di guaiti che si amplificava velocemente in questo approccio sinuoso, sì, erano le gru !
La gola stretta, saltai su una delle panche e sollevai in alto le braccia nella loro direzione. In un baccano assordante, simile ad una parodia grottesca dell'inno alla gioia, suonato da un'orchestra completamente pazza, la formazione mi sorvolò e l'uccello di testa, che si era staccato, puntò su di me. Non so troppo ciò che avvenne in quel momento - lo spazio si solidificò, rendendo ogni movimento impossibile, o fu il tempo che si fermò ? - resta il fatto che il trampoliere, elegantemente raggelato con le ali spiegate e le lunghe zampe tese, in procinto di virare appena al di sotto di due metri della mia testa sembrava aspettare, sospeso, qualche cosa, un cenno, un segnale, in un silenzio talmente inaudito e sconcertante che non riuscivo neanche più a pensare.
Alla fine d'un eterno istante - nulla o pienezza ? -, il mio cuore parlò da solo, ritrovando una spontaneità infantile e sentii le mie labbra articolare un messaggio che salì, tracciò un sentiero nell'aria densa, lasciando sulla sua scia una striscia di alito gelato. Intercettando le parole sussurrate, il volatile rabbrividiì in un modo quasi impercettibile poi, in un movimento ampio e maestoso, finì l'arco di cerchio interrotto sfiorando le mie mani tese, mentre il baccano imbavagliato si allentava tutto ad un tratto, assordante, come se una moltitudine di aerei superasse il muro del suono allo stesso tempo e, infine, si lanciò quasi in verticale verso i suoi compagni che roteavano aspettandolo. Restai affascinato finché la processione palese e volante che si distese a forma di gigantesco V, non fu più di un punto nero in lontananza. Prima che raggiunga le tundre del Nord, laggiù, da qualche parte, in Scandinavia, il mio messaggio sarebbe presto arrivato alla bella bionda che amavo.
Ad un livello inferiore, forando la nebbia, come una spada tesa verso il cielo e brandita dal villaggio inghiottito, il campanile puntava il suo gallo fatto fuori due settimane prima dal fulmine. Rabbrividii. Tendendo l'orecchio, non percepii, al di là del mio respiro e di un battito sordo che si ripercuoteva sulle mie tempie, che piccolissimii scricchiolii o fruscii. Nelle case e nei boschi, tutto ciò che viveva di giorno dormiva ancora e tuttavia, probabilmente abbastanza vicine, le gru, spaccando l'aria fredda ad alta altitudine, arrivavano, fedeli, annunciatrici di una primavera, questa volta precoce.
Mi rimisi in marcia. Mentre il primo raggio di sole spuntava tra due colline, facendo esplodere, splendidi, i colori e le forme, raggiunsi lo scopo della mia passeggiata, una piccola radura al centro della quale troneggiava una collina circondata da alcune panche, e mi misi a scrutare l'orizzonte verso sud. Sì ! Là ! Ingrossando a vista di occhio, veniva verso me una scura nuvola dal comportamento strano che, come malmenata e plasmata da un vento capriccioso, oscillava, si contraeva poi si distendeva senza tregua. E questa voce, questo rumore confuso di guaiti che si amplificava velocemente in questo approccio sinuoso, sì, erano le gru !
La gola stretta, saltai su una delle panche e sollevai in alto le braccia nella loro direzione. In un baccano assordante, simile ad una parodia grottesca dell'inno alla gioia, suonato da un'orchestra completamente pazza, la formazione mi sorvolò e l'uccello di testa, che si era staccato, puntò su di me. Non so troppo ciò che avvenne in quel momento - lo spazio si solidificò, rendendo ogni movimento impossibile, o fu il tempo che si fermò ? - resta il fatto che il trampoliere, elegantemente raggelato con le ali spiegate e le lunghe zampe tese, in procinto di virare appena al di sotto di due metri della mia testa sembrava aspettare, sospeso, qualche cosa, un cenno, un segnale, in un silenzio talmente inaudito e sconcertante che non riuscivo neanche più a pensare.
Alla fine d'un eterno istante - nulla o pienezza ? -, il mio cuore parlò da solo, ritrovando una spontaneità infantile e sentii le mie labbra articolare un messaggio che salì, tracciò un sentiero nell'aria densa, lasciando sulla sua scia una striscia di alito gelato. Intercettando le parole sussurrate, il volatile rabbrividiì in un modo quasi impercettibile poi, in un movimento ampio e maestoso, finì l'arco di cerchio interrotto sfiorando le mie mani tese, mentre il baccano imbavagliato si allentava tutto ad un tratto, assordante, come se una moltitudine di aerei superasse il muro del suono allo stesso tempo e, infine, si lanciò quasi in verticale verso i suoi compagni che roteavano aspettandolo. Restai affascinato finché la processione palese e volante che si distese a forma di gigantesco V, non fu più di un punto nero in lontananza. Prima che raggiunga le tundre del Nord, laggiù, da qualche parte, in Scandinavia, il mio messaggio sarebbe presto arrivato alla bella bionda che amavo.
Questo venerdì, ho visto le prime gru, un piccolo gruppo, ad un'altitudine abbastanza elevata, mentre circolavo sull'autostrada. Non mi ho potuto fermare... ed io mi sono accontentato di farloro segno, inclinandomi verso il parabrezza... Molti altri gruppi, e di più grandi, passeranno ancora durante parecchie settimane.
RispondiEliminaP.S. Grazie a Liza per la traduzione.